Conoscerlo meglio per conquistarlo
Quante volte a un colloquio di lavoro si è cercato di “conquistare” il recruiter di turno! Si sa che la prima regola per instaurare un dialogo e un rapporto di fiducia è capire chi si ha di fronte. Per questo motivo, abbiamo voluto dedicare questo articolo a noi stessi. Specialista delle HR con una predisposizione all’empatia, il recruiter deve saper eleggere “tra le righe” di un curriculum hard e soft skills. Centrare l’obiettivo nelle fasi di ricerca non è facile. È un lavoro lungo e laborioso, che prevede lungimiranza. Infatti, il bravo recruiter è colui che ricerca, legge e archivia correttamente curriculum anche quando non ci sono ricerche inerenti attive. In questo modo, prepara una sua base di dati utile all’occorrenza, che gli permetta di essere rapido nell’organizzazione dei colloqui, ma anche di avere molti più candidati di altri competitor.
Ok i tool che aiutano a classificare e automatizzare, ma non dimentichiamo che questo è un lavoro in cui il fattore umano continua ad avere un peso fondamentale. Intervistare anche con una veloce telefonata un candidato che non risulta idoneo per alcun annuncio in essere, ma che sembra avere un cv interessante, è fondamentale.
Ad esempio, noi di Business Management utilizziamo il nostro portale Fileprof per profilare i candidati, ma la tecnologia non sostituisce mai la nostra conoscenza diretta e le nostre note operative non gestite con i soliti bot.
Ma cosa fa di preciso un buon recruiter?
Conosce direttamente i candidati
Come detto, un buon recruiter crea contatti diretti con chi invia un cv, ma cerca sempre anche di stringere relazioni in altro modo, ad esempio su Linkedin. Una chiacchierata veloce con dei messaggi privati o al telefono aiuta a comprendere davvero chi si ha di fronte. Al di là delle competenze, la personalità è il fattore che decreta il successo di una ricerca e nessun curriculum può aiutare e identificarla.
Scrive annunci accattivanti
Attenzione! Un buon recruiter sa bene che il vero “asso” non è lui o l’azienda che rappresenta, ma la risorsa che si seleziona. Finchè non si entra in quest’ottica non si riuscirà mai a selezionare efficacemente un profilo alto. A partire da questa consapevolezza, il recruiter analizza bene l’azienda e la sua politica e cerca di raccontarla nei suoi annunci, andando oltre la semplice job description. Si deve dire chi si sta cercando, ma soprattutto cosa si sta offrendo anche in termini di benefit e di cultura aziendale.
Mantiene rapporti con i candidati anche dopo averli collocati
Questo è un altro punto chiave che permette di crearsi un doppio bagaglio. In questo modo, infatti, si analizzano le qualità del candidato (poi assunto) sul campo. Si comprende meglio cosa quella figura può dare e la si profila in maniera ancora più dettagliata per eventuali ricerche future. In più, il rapporto con il neo-assunto permette di conoscere dall’interno pregi e difetti dell’azienda cliente, in modo da poter essere ancora più efficaci in caso di successivi ingaggi. Infatti la forza di un buon recruiter sta anche nel fidelizzare il cliente azienda. Lavorare sempre con gli stessi clienti permette, senza dubbio, di sbagliare sempre meno. Si conosce la relatà aziendale, ma anche parte dello staff già selezionato in precedenza: una ricchezza che nessuno può togliere!