Ancora oggi le donne sono penalizzate nel mondo del lavoro. Ma perché?

Non parliamo solo di opportunità di lavoro, ma anche di stipendi e avanzamenti di carriera: il gender gap esiste eccome! Soprattutto in alcuni Paesi e in alcuni settori risulta particolarmente evidente. Meno donne nei ruoli di comando, più uomini assunti in percentuale, difficoltà di inserimento per mamme o potenziali tali.

L’Italia è una delle nazioni in cui il divario tra uomini e donne assume ancora oggi proporzioni inaccettabili. La mentalità nostrana è legata a degli schemi antiquati, secondo cui la donna non sarebbe in grado di dedicare tutta se stessa alla carriera. L’uomo viene spesso preferito sia in fase di assunzione sia in fase di assegnazione di nuovi ruoli e responsabilità, anche quando è leggermente meno meritevole.

Business Management ricerca e selezione del personale

I numeri parlano chiaro: in Italia il tasso di occupazione femminile è del 49,5%, contro il 67,6% del maschile, mentre la media europea è del 67,4%, con il picco della Svezia, nazione in cui più dell’80% delle donne lavora. Ancora più triste il dato per le under 35, che sembrano avere maggiori difficoltà di inserimento, probabilmente per le possibili gravidanze. Il dato mortifica il sesso femminile, che, invece, stravince nelle statistiche su studio e meriti scolastici.

La donna, insomma, vive una serie di discriminazioni nel mercato del lavoro, che finiscono per penalizzare le aziende, inconsapevoli vittime del loro stesso atteggiamento discriminatorio, che perdono l’opportunità di investire in risorse umane realmente valide, più preparate e volenterose, a favore di un’idea completamente errata.

Altro dato utile: le donne più fortunate che riescono a inserirsi in aziende ben strutturate, hanno comunque minori opportunità di crescita, tanto che le donne manager sono solo il 29%.

Le donne, del resto, sono poco presenti anche nel mondo della politica e dell’economia, visti ancora come “regno” del “maschio italiano“. Anche in questo caso siamo agli ultimi posti in Europa.

Pare che ci vorranno circa 100 anni per colmare il Gender Gap in Italia.

Un vero peccato, considerando le qualità che molte donne riescono a esprimere nel mondo del lavoro, le caratteristiche umane e professionali che le contraddistinguono, la capacità di essere realmente multitasking.

Noi di Business Management spesso durante i colloqui notiamo che le donne sono combattive e determinate quanto gli uomini (o forse di più!). La debolezza e la fragilità tanto temute sono diventate una scusa, così come l’idea che l’avere una famiglia possa incidere negativamente sulle performance. Noi abbiamo inserito tante giovani madri, che non si sono mai assentate più del dovuto e hanno sempre dimostrato tenacia, accuratezza e spirito di sacrificio.

Il fenomeno del gender gap va sicuramente combattuto su più fronti.

Business Management combatte il Gender Gap

L’occupazione femminile va incentivata dando ai genitori gli strumenti per poter integrare lavoro e privato.

Purtroppo sono ancora le donne, più degli uomini, a rinunciare alla carriera quando arriva un figlio. Prolungare gli orari di asilo, favorire la flessibilità degli orari o lo smartworking, possono essere leve per aiutare a restare in gioco e annullare il gendere gap negli inserimenti.

Va fatto un passo in avanti in termini di mentalità

Una donna giovane che ha studiato e ha dimostrato di essere eccellente nel proprio percorso scolastico e professionale non può essere vista come moglie e madre. Del resto quando un uomo fa un colloquio, non ci si preoccupa neppure del fatto che stia per sposarsi o che abbia dei figli. Oggi le persone in gamba, senza distinzione di sesso, riescono a mantenere standard elevati nelle performance lavorative, indipendentemente da ciò che accade nel privato. Si chiama professionalità e le donne dimostrano quasi sempre di esserne in possesso.

Vanno pesate le soft skills femminili

Spesso risorsa vincente soprattutto nelle negoziazioni, nella creazione di uno spirito collaborativo, nel problem solving.

Trovare un ambiente di lavoro dove ci si sente penalizzati e messi da parte rischia di affievolire o distruggere queste qualità, che invece vanno premiate e incentivate, proprio come accade per gli uomini

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