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Smartworking: lo stato dell’arte

Per alcuni è un ricordo, per molti è il futuro

Lo smartworking non è più l’argomento del momento come lo scorso anno. Tuttavia, non si può negare che sia diventato parte della vita professionale di molti. Probabilmente anche con la fine dello stato d’emergenza tanti professionisti continueranno a lavorare da remoto o, quantomeno, si passerà a delle formule miste. La vita d’ufficio, così come veniva considerata un tempo, è praticamente finita per molti settori. La consulenza in generale, soprattutto quella digitale e informatica, ha fatto del suo core business il primo motivo per integrare la formula smart.

Come dovranno riorganizzarsi le aziende a livello umano?

Di certo i nuovi scenari cambiano del tutto le logiche della gestione del personale. Pensiamo ai nuovi arrivi in azienda. Molti neo-assunti nell’ultimo anno si sono ritrovati in nuove aziende di cui non hanno mai visto gli uffici, senza vedere in volto i proprio colleghi e senza avere alcun contatto reale con il mondo aziendale. Anche il semplice gesto di firmare un contratto è stato sostituito da scanner e email! Le figure interne del reparto HR si sono viste rivestite di un ruolo fondamentale. Molti si sono organizzati scegliendo dei buddy “digitali” in grado di far sentire a casa i nuovi arrivati  o comunque necessari per cercare di dare un benvenuto degno di questo nome.
Per quanto riguarda chi in azienda c’era già, le aziende hanno cercato di organizzare più momenti di Team Building anche a distanza e di incentivare delle call settimanali per rafforzare i rapporti interni.

La comunicazione aziendale

Le grandi aziende che hanno abbracciato la politica dello smartworking, probabilmente continueranno con le formule miste proprio per alcuni aspetti positivi che il lavoro da remoto sta mettendo in luce a livello globale, come ad esempio:

– dipendenti che guadagnano tempo evitando lunghi viaggi per andare a lavoro

– emissioni di CO2 in ribasso

– approccio differenziato e possibilità di integrare team geograficamente lontani con maggiore facilità

Molti professionisti in smart segnalano dei contro: postazioni di lavoro non consone, difficoltà a staccare e rispettare gli orari, burnout e problemi posturali.
Come per tutto, a metà strada si trovano le migliori soluzioni. Le formule miste permetterebbero, infatti, di conservare i momenti con i colleghi, la condivisione e la separazione tra casa e lavoro, senza costringere i dipendenti a lunghi viaggi quotidiani, in un traffico deleterio per l’ambiente e per loro stessi. Per la mancanza di postazioni di lavoro adeguate, le aziende stanno cercando di aiutare i propri collaboratori dando in comodato d’uso sedute, monitor e altri accessori che consentano di migliorare le proprie condizioni lavorative nel proprio home office.
Noi di Business Management siamo da sempre a favore dello smartworking e delle formule miste: tante volte, in tempi non sospetti, abbiamo cercato di convincere i nostri clienti della validità di questo rapporto azienda-professionista perchè magari la risorsa individuata era perfetta per loro, ma non disposta a viaggi di due ore o a spostarsi. Insomma, la pandemia ha cambiato il mondo del lavoro in molti modi, ma, volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, ha probabilmente aiutato a introdurre nella mentalità aziendale anche delle piccole-medie imprese una forma di collaborazione già molto diffusa nel mondo anglosassone e che presenta vantaggi per tutte le parti in gioco.

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